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Catullo, Caio Valerio.

Poeta latino. Nato da una famiglia agiata fu inviato a Roma ancora adolescente; qui trascurò di prendere parte alla vita politica, ma si diede a vita spensierata, che lo ridusse ben presto in pessime condizioni economiche. Dimorò qualche tempo a Sirmione sul Garda, che cantò nei versi. Amò profondamente Clodia (che egli nominò come la donna di Lesbo, Lesbia) e, allorché fu da questa abbandonato, le lanciò violenti epigrammi. C. è il più sincero e caldo lirico romano di spirito ellenistico, cui soccorrono padronanza del metro e forma squisita. Secondo il Marchesi, nel Liber catulliano la lirica romana ha la più compiuta e vigorosa espressione del sentimento personale. Scrisse elegie, carmi, poemetti ed epitalami. In ogni suo verso vibrano amore e odio, impeti di ribellione e rassegnate riflessioni, collera e gioia. Da questa antinomia nasce l'incanto della sua poesia, talvolta legata alla terra ma pur sempre purificata da uno struggimento che, nei suoi canti migliori, la tinge di una sconsolata tristezza (Verona 87-54 a.C.).